Perché parlare in pubblico spaventa?

Sono molte le persone che solo all’idea di parlare in pubblico si fanno cogliere dall’ansia e dal terrore. Non si sentono all’altezza della situazione. Il motivo risiede nel fatto che parlare in pubblico non ci è familiare, è qualcosa di nuovo per noi, non appartiene al nostro modello culturale: quando siamo bambini, adolescenti e in alcuni casi adulti, la figura professionale che rappresenta un modello per quanto riguarda l’abilità di parlare in pubblico è quasi sempre l’insegnante.

Il modello offerto dall’insegnante tradizionale è prevalentemente quello di una comunicazione a una via, fortemente impregnata di sapere, modello caratterizzato in genere da una leadership tendente al direttivo: tutte caratteristiche difficilmente riproducibili, dal giovane studente, il quale sviluppa nella propria mente un’immagine di oratore lontana dalla propria personalità e troppo difficile da imitare e riprodurre. Quando il giovane studente entra nel mondo del lavoro si trova improvvisamente nella necessità di parlare in pubblico, sia che si tratti di una riunione sindacale o condominiale, oppure di una presentazione manageriale.

In questa nuova situazione prende coscienza della sua impotenza, non capisce come potrà imitare quel modello tradizionale di speaker-docente che ha sempre visto, su un piedistallo, ostentare tanta sicurezza. Teme di non essere preparato a salire sul palcoscenico, ha paura di dimenticare il copione o di essere messo in difficoltà da domande difficili. L’adrenalina si alza spingendolo alla fuga ( “Non vedo motivo di alzarmi in piedi e parlare!” dichiara a se stesso prima di rinunciare), oppure all’attacco, attraverso un’emotività che lo spinge a un linguaggio verbale e non verbale più aggressivo.

Per concludere, possiamo affermare che noi non sviluppiamo una cultura di public speaking nell’età più fertile per la nostra formazione comportamentale, vale a dire prima dei 20 anni. Impariamo in tale periodo, forse, a superare le nostre timidezze, a guardare le persone negli occhi, a salutare cordialmente, ma non riceviamo una formazione adeguata sulla comunicazione, in particolare sul parlare in pubblico. Questa carenza, apparentemente di poco conto, può ripercuotersi negativamente nella nostra vita professionale e privata.

Ai nostri corsi di formazione di “public speaking” partecipano spesso persone di 40-50 anni che rivestono ruoli di rilievo nelle aziende, come posizioni dirigenziali, la cui attività richiede sovente di parlare in pubblico; ebbene, il più delle volte alcune di queste persone manifestano vero panico nel momento in cui devono simulare una presentazione in piedi di fronte ai colleghi. L’espressione dei loro visi, la gestualità, lo sguardo, gli stessi pori della pelle esprimono paura e insicurezza. Alcuni, in un estremo tentativo di fuga, ci chiedono di poter leggere la presentazione, rinunciando ad alzarsi in piedi e affermando con candore che in anni di presentazioni in pubblico non si erano mai alzati in piedi e non si erano mai azzardati a improvvisare un discorso spontaneo, preferendo ancorarsi alla lettura di una relazione scritta.

Certamente la simulazione comunicativa durante un corso, soprattutto in presenza di ripresa televisiva, tende a intimorire tutti, ma non può creare panico se l’oratore ha una minima esperienza professionale in tal senso.

Possiamo concludere dicendo che un manager, un professionista, ma forse semplicemente un adulto, non possono accettare di essere dominati dalle tensioni nel parlare in pubblico. Attenzione: non stiamo dicendo che non debbano provare tensione, ma solo che possono scegliere di non esserne dominati. Non possono ignorare le regole essenziali dell’efficacia comunicativa. Vivere col problema comunicativo significa non essere in grado di affermare le proprie idee di fronte a un gruppo quando l’occasione lo richiede. Significa accettare una falsa incapacità cromosomica (“Io purtroppo sono fatto così! Sono molto timido!), significa non riconoscere che il dovere specifico di ogni individuo è di migliorare se stesso, di acquisire nuove capacità che lo rendono più efficace nei rapporti con gli altri. Questo corso vuole dimostrare che le capacità comunicativa e persuasiva possono essere potenziate attraverso una serie di tecniche e di regole ben definite, accessibili a chiunque.

L'articolo non è mio, bensì di Chiara Svegliado, e lo pubblico volentieri perché, pur non conoscendo personalmente Chiara, è in linea con il mio pensiero.

Se desiderate conoscerla (e molto bella, oltre che preparata), cliccate qui Chiara Svegliado

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